AMORE E GRAZIA

di Gianfranco Ravasi

(pubblicato in Avvenire 30 Gennaio 2001, rubrica "Mattutino")

 

La letteratura non salva, mai... L'unica cosa che salva è l'Amore, la fede e la ricaduta della Grazia.

Il gesuita p. Antonio Spadaro sulle pagine della «Civiltà Cattolica» continua la preziosa opera di un suo confratello, p. Ferdinando Castelli, che da decenni si dedica allo scavo nella letteratura moderna e contemporanea alla ricerca dei fremiti religiosi e della presenza - ora esplicita ora sottintesa - di Cristo. P. Spadaro ha ultimamente posto la sua attenzione su uno scrittore a prima vista lontano per le sue scelte di vita, Pier Vittorio Tondelli (1955-1991). Ed è dalle considerazioni e analisi di p. Spadaro che traiamo una testimonianza dello scrittore emiliano. L'ultimo libro letto prima di morire fu la Prima lettera ai Corinti, cioè la versione del famoso scritto paolino eseguita da Giovanni Testori. Su quelle pagine Tondelli aveva annotato, tra l'altro, con grafia tremante proprio la frase sopra citata.

È una confessione che sarebbe bello ripetere da parte di tutti. Certo, grande è la letteratura, l'arte e la musica. Grande è l'impegno dell'uomo nella scienza, nel lavoro, nella ricerca. Grande è anche la vita come lo è la storia. Ma la salvezza è affidata solo all'intreccio tra Amore-Fede e Grazia. Il polo iniziale è quello della Grazia divina che appare prima ancora che l'uomo ne sia consapevole: «Io mi sono fatto trovare - dice il Signore - anche da quelli che non mi cercavano» (Romani 10,20). Il polo secondario è quello della risposta umana nella Fede e nell'Amore, cioè nell'accogliere l'abbraccio divino. Tra questi due estremi corre il filo vivo della salvezza, aperta a tutti, anche a chi ha molto peccato ma ha pure molto amato.