«UNA GRANDE BOTTA DI INNAMORAMENTO

PER LA LETTERATURA»

Ligabue e Tondelli tra letteratura e musica

 

di Antonio Spadaro

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PRESENTAZIONE

Presento qui il testo di una colloquio che ho avuto con Ligabue l'estate scorsa a Correggio (Reggio Emilia). L'idea di questo incontro è nata dal fatto che mi sto occupando da qualche anno dell'opera letteraria di Pier Vittorio Tondelli, giovane scrittore morto nel 1995 all'età di 35 anni. Ligabue ha in questo autore correggese una fonte di ispirazione e di creatività e così ho ritenuto importante avere un dialogo con lui, in modo da capire meglio, attraverso la sua testimonianza, il rapporto che Tondelli ha potuto ispirare tra la musica e la letteratura.

Incontravo Ligabue per le scale, andando e venendo dall'appartamento dei genitori di Tondelli (abita infatti nello stesso palazzo dello scrittore) e alla fine abbiamo fissato un incontro. Mi ha accolto nel suo studio musicale con grande simpatia e calore. Alle pareti ho trovato scaffali ricchi di libri del secondo novecento italiano e americano. Il suo modo di parlare mi ha molto colpito per l'esuberanza. Spesso non riuscivo neanche a concludere la mia domanda o la mia affermazione, perché lui già interveniva, cogliendo l'osservazione e parlando veramente di cuore e con grande partecipazione. Nella trascrizione, ovviamente, ho cercato di conservare l'andamento proprio del "parlato".

Decido solo ora, a distanza di un anno, di pubblicare, con la sua autorizzazione, questo dialogo. L'incertezza è stata dovuta al fatto che non tutti conoscono l'opera di Tondelli e dunque alcuni riferimenti concreti appaiono poco chiari. Tuttavia credo che il senso del discorso, al di là di questo o di quel particolare, rimane chiarissimo nella sua tensione a cogliere insieme musica e letteratura come vita e creatività intelligente. Pubblico questo colloquio dunque, perché credo sia un contributo interessante che può anche aiutare qualcuno a vivere «una gran botta di innamoramento per la letteratura».

 

Luciano, mi sembra che tu non abbia conosciuto direttamente Pier Vittorio Tondelli...

Questo è un mio grande rammarico: lo conoscevo di vista. Siamo solo stati presentati. Lo conoscevo però molto bene come scrittore. Non abbiamo però mai avuto modo di approfondire insieme nessun tipo di discorso.

 

Per cui come è nato il tuo rapporto "letterario" con lui?

E' nato dal fatto che quando io facevo il militare è uscito il suo primo libro, Altri libertini, che venne subito sequestrato. Un discorso di curiosità comunque, perché avevo voglia di capire che cosa stava dicendo un mio compaesano e soprattutto c'era un "caso" dietro questa faccenda del sequestro. Devo dire che quel libro - che è tutt'oggi il libro che io amo di più tra quelli che lui ha scritto - è stato una grande rivelazione, una grande botta di innamoramento per la letteratura.

Tra le altre cose, mi ha riavvicinato anche al fatto di leggere. Trovo Altri libertini intanto un libro vivissimo, un libro che era lo specchio dei tempi che si vedevano nell'aria. Qualcuno li viveva in quei termini, altri vivevano in altri termini, ma comunque c'erano ed era ingiusto anche nasconderli. Soprattutto era un libro molto vitale. Io ho sempre trovato di cruciale nei suoi libri proprio questa grande vitalità, questa voglia di riuscire a trovare la vita in cose che ci sembrano addirittura morte attorno a noi.

Tutto sommato Correggio, un piccolo paese di 20.000 abitanti, molto ligio alle tradizioni, potrebbe puzzare un pochettino di morte, nel senso di una piattezza, di una non grande vitalità. E invece non è vero, non è assolutamente vero. E' il tuo punto di vista che lo rende vivo, e lui lo vedeva molto così. In effetti Pier Vittorio mi ha anche aiutato a vedere il paese in una maniera diversa.

 

Altri libertini a Correggio è stato accolto molto male, mi sembra...

Non so in generale. Per quel che riguarda la mia cerchia di amici fu una rivelazione. Io conoscevo Tondelli di vista e non sapevo avesse questa sua attività di scrittore. Mi si aprì un mondo nuovo...

 

Tu hai detto che la tua canzone "Dove fermano i treni" ha una diretta ispirazione nel testo tondelliano...

Di quel libro ci sono diverse cose. C'è «Autoban», un racconto straordinario. Lì c'è stata la folgorazione di trovare uno che stava dicendo quello che provavo, che però lo stava dicendo bene: trovava le parole giuste che io non sapevo trovare. «Dove fermano i treni» è ed era il mio modo di vedere - un po' meno "tossico", se vogliamo - di un posto che per me è un posto di confine assolutamente affascinante, di incontri, partenze di vita, un teatrino di vita: la stazione. Anch'io guardavo con molta curiosità a tutta la vita che passa attraverso questo posto, che è un posto di transizione.... Anche questo l'ho trovavo lì scritto chiaramente. Certo lì c'è un clima un po' cupo, quello di gente veramente ai margini. Io invece ero un un po' più "intrippato"...

 

Allora tra i testi di Tondelli preferisci Altri Libertini...

Sì, è vero. Altri libertini è legato ad un innamoramento totale: è stato un libro importante per tantissime cose, anche se forse, dal punto di vista della scrittura, della capacità narrativa Camere separate è il suo libro più importante. Poi rileggo anche le sue raccolte di racconti: oltre al quadro c'è il gusto della sua ricchezza linguistica. Aveva una capacità di scrittura, dal punto di vista linguistico, godibilissima, spumeggiante. Con i suoi libri è come quando vedi un film a distanza di 5-6 anni: lo vedi in un'ottica diversa, perché sei diverso tu ed è diverso il contesto. Quando vai a rivedere queste cose, ti sembra di leggerle con una profondità diversa.

 

Tu una volta hai detto che avevi messo Tondelli nella casella «Don Camillo». Tra Don Camillo e Peppone era più congeniale a lui Don Camillo...

Sì, ma stiamo parlando di tempi, specialmente negli anni '70, in cui c'erano i "comunisti" e "quelli che andavano a Messa". Era così. Noi ci conoscevamo a vista. Questa è però una mentalità dei nostri genitori, che però tende un pochettino a condizionare chi ha meno difese nel dire che il mondo non è diviso così. Questo comunque viene detto con divertimento, nel senso che comunque tu sapevi chi andava all'oratorio e chi andava alla sede del PCI.

 

Il mondo qui era diviso in due.....

Che poi non era assolutamente così vero, questa è una divisione schematica, ma anche divertente. In realtà c'era una frequentazione molto intrecciata di ambienti che non erano per forza solo di cattolici o di comunisti. C'era, ad esempio, l'osteria "Da Aroldo", la famosa osteria, che io frequentavo da piccolino... Lì si ritrovavano Tondelli, Bonacini, che scriveva poesie,...

 

In una intervista tu hai detto di Tondelli: "Gli sono debitore per la curiosità, l'entusiasmo e la voglia di raccontare che mi ha trasmesso". Sei riuscito così in poche battute a sintetizzare quello che è stato il suo ruolo "pedagogico" di promozione della scrittura, della creatività nella scrittura e in altre forme. Tondelli stesso fotografava, dipingeva,...

C'è da dare a lui anche il merito di una cosa esemplare che gli faceva pagare un po' di fatica nei confronti dei critici. Tondelli per primo in maniera devastante mischiò la cultura cosiddetta "povera" con la cultura "alta" della letteratura. Ma questa era un'operazione vivissima, nel senso che parlare di rock come di fumetti voleva dire comunque parlare di quello che c'era e non fare l'intellettuale che non riesce ad entrare nella vita o comunque che vi entra con la sensazione di distacco. Questa era la vita, insomma.

Lui aveva il pregio di essere un grandissimo cronista. Io credo che al di là del fatto di essere un ottimo scrittore, aveva la grande capacità di descrivere con molta chiarezza quello che stava capitando. Infatti non a caso Un Week-end postmoderno è un altro scritto cruciale per capire quello che c'era e quello che non c'era. Magari quello che c'era, c'era solo per tre mesi, ma il Weekend ne era una testimonianza precisa. Io a volte mi chiedevo come facesse lui a rendersene conto così bene. Era comunque un testimone "sul posto", cioè viaggiava, non scriveva da casa: andava, verificava, vedeva e questo è l'unico modo che ha uno per poter dire qualcosa con precisione. Questa cosa sicuramente ti muove delle curiosità anche di carattere culturale.

Ad esempio, in Camere separate Tondelli parla chiara chiaramente di un piccolo tempietto di fronte a casa sua, che è ancora lì; parla di angoli, di fotografie, di piccole cartoline di un paese di cui tu non ti accorgi. Questo tipo di curiosità è importante. Parla anche di gente attraverso un'ottica: se tu non ti fermi a guardarla con attenzione questa curiosità non ti si alimenta. Quindi io a mia volta ho attinto la voglia di esprimere la mia curiosità, il mio punto di vista. La voglia di raccontare: questa si alimenta.

Se tu passi, vedi una persona e non la noti, è un conto. Se tu passi e hai voglia di vedere e di capire che questa persona ha una sua vita, un suo mondo, che è lontano dal tuo, vuol dire che già hai fatto uno sforzo nel cercare di capire e devi fare una operazione di tolleranza. Nel momento in cui fai questo, ti viene voglia di andare ancora più a fondo, e a volte il raccontare la nostra diversità, il fatto che ognuno di noi vive un'esperienza sua perché unica, perché ognuno di noi ha avuto quei genitori lì, ha fatto quella scuola lì, ha avuto i rapporti che ha avuto, ha letto i libri che ha letto: siamo tutti quanti unici. Ma se questo processo lo dai per scontato, non porta da nessuna parte. Se invece lo tieni sott'occhio, ti aiuta a convivere con la gente e ti aiuta anche ad avere nei suoi confronti sempre maggiori curiosità e quindi a volerne parlare.

 

Tu pensi che nella tua musica ci siano degli echi letterari? Io vedo qui nella tua biblioteca dei libri che a Tondelli erano molto cari. Sarà una coincidenza...

Ripeto, sono debitore a Tondelli per diverse cose, soprattutto per la voglia di raccontare. Ma a volte era anche un consigliere letterario, nel senso che attraverso Rockstar o le altre sue rubriche potevi avere dei consigli.

 

Veniamo ai suoi gusti musicali. Nel Weekend Tondelli cita di tutto. E' in fondo una enciclopedia tascabile della musica degli anni '80. Senti di ritrovarti nei suoi gusti?

Non tanto. Se ci fossimo conosciuti avremmo avuto delle discussioni.

 

Per esempio: Zucchero. Non ti chiedo, ovviamente, un parere sulla sua musica, ma mi sembra importante che Tondelli in un suo articolo parli di una musica legata alle radici della terra, addirittura parla di una "carnalità dei fiumi", di una "carnalità dei monti" che questa musica, questo rock emiliano, riuscirebbe ad esprimere. Tu vivi all'interno di un contesto regionale molto preciso, in una terra in cui le radici sono fondamentali. Ti ritrovi anche tu all'interno di questa ispirazione locale, emiliana?

E' vero il fatto che siamo una regione di gente che ha voglia di comunicare. Siamo abbastanza conosciuti per questo e questa voglia di comunicare prende diverse direzioni: c'è chi scrive, c'è chi usa la musica, che è un mezzo di comunicazione straordinario. Questo ci mette nelle condizioni di vedere che siamo in tanti a fare la musica. Correggio ha solo 20.000 abitanti, ma sono presenti una ventina di gruppi musicali locali: è una media pro capite che fa paura e questo vuol dire che, fra i tanti, si alza la percentuale di quelli che riescono a farne un mestiere. Io credo di essere uno molto, forse fin troppo, radicato nell'ambiente: quando sono fuori ho sempre molta voglia di tornare. Anche Tondelli l'aveva ma insieme aveva anche problemi di conflittualità un po' più forte: c'era un rapporto sicuramente più conflittuale con il contesto.

 

Questo che hai detto riguarda i gusti musicali, ma cosa dici del suo modo di "leggere" la musica?

Io trovavo che a volte romanticizzava un po' quello che trovava nella musica. A volte trovavo che si entusiasmasse troppo di cose che mi sembrava non potessero entusiasmare così tanto, però entriamo in una sfera di gusti personali. Questo però credo fosse strettamente legato alla grande volontà di testimoniare anche il perché una cosa arrivasse a comunicare. Normalmente quando una cosa "funziona" di questo bisogna prendere atto e quindi occorre capire come mai, e questo anche se questa cosa non ci sembra nobile dal punto di vista dei contenuti. Ricordo che era appassionatissimo dei "Bronski Beat". Io credo invece che sia difficile vedere quel momento come una grande cosa, ma la sua era in effetti la testimonianza di un momento in un contesto. Era la fotografia di un fatto emotivo molto chiaro, di quel momento.

 

Secondo te Altri libertini ha il ritmo rock e questo è vero, come Rimini ha un ritmo pop e Camere separate un ritmo blues

"Blues dark", potremmo dire.

 

Sì, infatti...

Altri libertini è chiaramente un libro rock. Pao Pao e Rimini sono due libri meno importanti rispetto a quello che lui è riuscito a scrivere. Camere separate è il suo libro più profondo, quello che fa male. Col senno del poi, c'è da stare male. Io l'ho riletto, è un libro decisamente in cui Tondelli aveva deciso di "spolparsi". Non è opera di tutti, non è molto facile far parlare di sé. Tondelli ha fatto quello che un grande artista deve fare e questo è il prezzo da pagare.