Introduzione a

TRACCE PROFONDE

Il viaggio tra il reale e l'immaginario

 

Come è venuta l'idea di un volume simile?

Certo la figura del viaggiatore, del viandante mi ha sempre affascinato sin dal mio primo viaggio, quello della nascita. Ma proprio l'idea di questo testo è nata quasi per scherzo, dopo una risata: avevo deciso di offrire ai miei alunni dei fogli (in origine due) su questo tema. Avevo messo giù quattro, cinque testi significativi dando loro anche il titolo complessivo (con una allusione tra razionalità e parodia) di "Ulisse e le sirene "spiegate". Tra l' "e-vasione" (fuori dal guado), l' utopia (never-land) e la "nost-algia" (ritorno doloroso) ". Se i testi all'inizio era solo cinque, dopo una settimana erano già una trentina e così via. Dopo due settimane mi ritrovai in vicepresidenza con quel pacchetto di fogli sparsi, ormai un centinaio. Lì un alunno, Alessandro Zanin, tra il preoccupato ed il divertito esclamò: "ma quello è un libro!". Mi misi a ridere. Non ci avevo pensato neanche lontanamente. Da quel momento si è avviata una rete di contatti tra noi colleghi e con gli alunni, i quali hanno svolto il loro lavoro liberamente e secondo gli interessi e i "pallini" personali. L'appoggio e la simpatia dei colleghi e degli alunni dell'Istituto Massimo verso l'idea proposta è stata tale da generare il progetto di cui queste pagine sono la prima espressione. Spesso la sala professori è divenua luogo di dibattito e confronto. E così i corridoi. Si è diffusa la passione ed il piacere dei pensare insieme e di discutere. Ho intimamente goduto, lo confesso, quando, entrato nel deposito della biblioteca d'Istituto, ascoltai, non visto, il litigio tra due ragazzi in merito all'importanza dell'opera di Tolkien. L'esperienza didattica è stata felice e questo volume vuole dimostrare come si possano superare i reali o presunti limiti imposti dal "programma", spesso vissuto come spada di Damocle o comunque ostacolo alla creatività e alla interdisciplinarità.

 

Due parole sul viaggio

Ho già accennato alla significatività soggettiva di questo tema ma è bene anche spendere qualche parola sull'oggettivo. Questo tema ha il carisma dell'inattualità ? A giudicare dagli scaffali delle librerie si direbbe di no. Feltrinelli inaugura una nuova collana su questo tema. Le edizioni "Biblioteca del vascello" pubblicano preziosi e curati volumetti sul viaggio, per non parlare di guide e simili. Certo, dopo gli splendori del Settecento illuministico e dell'Ottocento romantico, il genere ha avuto possibilità sempre più ridotte con l'avvento del turismo di massa e della standardizzazione delle sue mete. Il fatto che uno scrittore viaggi è un fatto del tutto privo di interesse, a meno che il viaggio non si interiorizzi esplicitamente e sia un percorso dell'anima. Così Evelyn Waugh nel 1946 profetizzò :"non mi aspetto di vedere moti libri di viaggio nel futuro". La profezia non si è avverata, nonostante le premesse poco favorevoli. Molte librerie hanno interi reparti dedicati all'argomento. A Roma esiste una libreria , la Libreria del Viaggiatore, tutta dedicata a questo tema. Ma nulla abbiamo trovato in giro sullo stile del nostro volume, a parte le antologie sulla figura di Ulisse ( e non è poco).

Ciò che nel viaggio riconosciamo è il fatto di essere categoria unificante del vissuto, grazie alla sua complessità. Oggi la categoria del vissuto è la frammentazione. Tutto cede al relativo, al soggettivo, ai punti di vista peculiari, all'hic et nunc. Non si vogliono (e non le vogliamo neanche noi) teorie onnicomprensive, tutto-spieganti. Vogliamo però punti di vista ampi, panoramici da cui, tirando un forte respiro, come si fa in montagna, poter guardare al mondo e alle sue passioni, alla città e alle sue vie. Sentiamo il bisogno di sintesi significative, di chiavi di lettura senza le quali le domande di senso non potranno trovare che risposte deboli e della durata d'un soffio. La categoria ermeneutica del viaggiatore è uno di questi punti di vista da cui guardare alla vita, un "punto di vita", direbbe Rosenzweig. E' quello che abbiamo scelto.

 

Le "categorie" del viaggiatore

Il primo lavoro allora è stato quello di cogliere i vari "volti" del viandante, del viaggiatore attraverso l'invenzione di categorie di vissuto, di modalità d'esistenza e di racconto. Certo, categorizzare significa irrigidire, paralizzare, ingabbiare; è proprio di un pensiero "calcolante", tutt'altro che "poetante". Ma certo non siamo i primi a cimentarci in una impresa simile. Così recita Sterne, nell'italiano del Foscolo: "L'universalità de' viaggiatori può ripartirsi per Capi, così:

Viaggiatori scioperati,

Viaggiatori curiosi,

Viaggiatori bugiardi,

Viaggiatori orgogliosi,

Viaggiatori vani,

Viaggiatori ipocondriaci.

Seguono i Viaggiatori per necessità:

Il Viaggiatore delinquente, e il fellone,

Il Viaggiatore disgraziato, e l'innocente,

Il Viaggiatore semplice;

Ultimo (se vi contentate)

Il Viaggiatore sentimentale".

Ma non è l'unico. Ne La Vie quotidienne (Paris 1968), Jean Grenier conferma: "Le motivazioni del viaggio sono varie. Possono essere differenziate a seconda degli istinti o sentimenti che il viaggio stesso mette in gioco, andando dai meno ai più volontari.

Il viaggio per bisogno

Il viaggio per frustrazione

Il viaggio per aggressione

Il viaggio per curiosità

Il viaggio per manipolazione del tempo

Il viaggio per sublimazione

il viaggio è dunque plurimodale e politelico. Risponde a una costellazione di obiettivi. E non può essere altrimenti perché sua essenza è l'intenzionalità. Può esservi in conclusione un viaggio per il viaggio? Asintoticamente sì, e il divertimento gli è assai vicino. Sarebbe il caso dello spostarsi per gioco, quando si fa un viaggio, per così dire 'di piacere' ".

Lunghe le citazioni, ma forse utili. Ci fanno constatare il fatto che esistono dei tentativi di "capire" -insopprimibile bisogno dell'uomo- questa realtà del viaggio che sembra coincidere con le situazioni dell'uomo, con la vita stessa.

E' chiaro il fatto che le categorizzazioni da noi proposte sono impugnabili, contestabili o condivisibili: questo è, del resto il loro scopo. Si tratta certamente di un tentativo ermeneutico o di un avviamento ad esso. Se, da che mondo è mondo, l' homo è "viator", "il" viator, se il viaggiatore è quella metafora che meglio rende l'uomo in quanto uomo nella sua complessità di vita e di desiderio, appare evidente che questa figura si è arricchita di connotazioni sempre più ricche. Il viaggiatore è il fuggitivo o l'esule, il nostalgico o ilvagabondo, il missionario o il pellegrino, lo spartano giramondo o il borghese in vacanza. Il viaggio può avvenire "on the road", "in volo" o per acqua, salvo cattivi incontri (balena). Ma perchè allora inserire il diluvio, il naufragio? Per sottolineare la passività che questi tipi di tragitto, anche se molto brevi, fino in fondo al mare, pongono in rilievo e svelano. E' un richiamo alla trascendenza. Dunque procederemo per accentuazioni: di un personaggio sottolineeremo di più un aspetto, inserendolo in una categoria particolare e tralasceremo altri aspetti. Lasciamo al lettore il compito di contestare, approvare, arricchire questo lavoro di comprensione. Qui l'interesse è quello di proporre suggerimenti, suscitare curiosità e/o perplessità, stimolare la riflessione. Inutile inoltre aggiungere che l'esigenza di completezza non era tra quelle da noi contemplate, anche se la suggestione dell'onnipotenza (e dell'onniscienza!) non ci lascia freddi. Basti solo l'esempio di Ulisse: come introdurre tutto il catalogo delle sue versioni? Pascoli, D'Annunzio, Gozzano, Saba, Savinio, Quasimodo, Levi, Moravia, Dallapiccola, Kavafis, Seferis, Katzanzakis, Pessoa, Giraudoux, Gide, Gino, Valéry, Char, Borghes, Conrad, Joyce, Pound, Eliot, Graves, Stevens, Lowell, Gunn, Eiléan Ni Chuilleanain, Walcott, Hauptmann, Jens, Johnson, Kafka, Madelstam, Brodskij, Fundoianu, Canetti,... perdonate la mancanza di ordine!

 

Il lettore

...lasciamo al lettore...ma che lettore abbiamo davanti? Di certo uno studente ma se possibile, qualunque sia il suo "mestiere di vivere", "impuro". Prendo a prestito da Piero Boitani questa categoria o almeno il suo nome. Il "Lettore Impuro" è uno che ha un grande "appetito di poesia" (Valéry), nonostante la sua precedente relazione con la Teoria, ed ama intrecciare le sue letture (dalla letteratura cinese a quella cubana, senza timori) per coglierne sensi, gusti, immagini ma soprattutto umanità. Non si tratta, sia ben inteso, di omogeneizzare tutto: ogni testo è frutto di un contesto e soprattutto di un autore. Ma come non restare stupiti dopo la lettura del brano de Le mille e una notte che presentiamo, constatandone le similitudini con l'episodio di Polifemo dell'Odissea? Come gli uomini anche i testi, se colti nella loro autonomia, possono dialogare ed illuminarsi reciprocamente attraverso il gioco delle affinità e delle dissonanze. E di un gioco si tratta nel senso "mediale" del termine, tra attivo e passivo: è la situazione dell'interprete.

Proponiamo dunque anche noi un viaggio: non tanto con la barchetta di carta, come quello di Emily Dickinson, ma quel "viaggio testuale" di cui parla Maria Corti, che si collega al concetto di "opera aperta" di Eco: il viaggio del lettore produce l'opera aperta. Nel Fedro Platone, contrapponendo il messaggio orale a quello scritto, aveva colto l'ambiguità e quindi la polivalenza del testo scritto, che parla ma non risponde e si lascia quindi attraversare dal lettore in mille direzioni.