La Sicilia - 19 marzo 2002 (supplemento culturale Stilos)

C'E' UN MONDO FUORI MISURA

di Antonio Spadaro

Emilia Cirillo, nata ad Avellino nel 1955, è di professione architetto. Più volte ha pubblicato in rivista e sono sue due raccolte edite da Filema: Fragole (1996) e Il pane e l'argilla (1999). I racconti di Fuori misura hanno in comune un superamento delle misure, un'eccedenza. Essa prorompe (e a volte esplode) non verso un al di là delle misure fisiche, delle dimensioni terrene, ma al suo interno. La raccolta infatti affronta il tema del corpo e in maniera decisamente «carnale» e deforme. Spesso il corpo è valutato in rapporto alle sue dimensioni determinate dal cibo.

La Cirillo appare una scrittrice da tenere d'occhio. Proprio attraverso il grottesco riesce a forare la superficie visibili e a condurre una esplorazione allusiva che apre spiragli sul senso del vivere e delle emozioni ad esso legate. E in questa sembra allieva di una grande scrittrice quale è Flannery O'Connor. Creando un'atmosfera grottesca, il mondo non viene più visto in modo convenzionale e si è obbligati, se così possiamo dire, ad andare oltre. La scrittura della Cirillo è dunque l'esatto contrario del «buon senso». La sua, insomma, è una sorta di grande rivincita su esistenze che sanno mantenersi in «linea», anorresiche o comunque misurate: «Io sono uscita fuori misura». Qui i vestiti vanno sempre stretti («Tutto gli andava maledettamente stretto») e allora anche una nana può diventare maîtresse con un'ironia leggera e gustosa. Se le misure sono debordanti, allora la perfezione della linea può essere ricercata nella pratica della sartoria d'alta moda, dove è tutto un modellare, tagliare e cucire, stringere. Mai allargare.

È sui desideri e le proiezioni di sé che si giocano le tensioni del volume, come è detto subito nell'incipit del primo racconto: «Avrei voluto nascere bellissima. Senza chiedere altro alla vita». Il racconto «Il sapore dei corpi» mostra la protagonista, Pelagia, divenuta grassa come la gelatina che sforna dalla pasticceria messa su dalla madre. Ella può a buon diritto essere «accaldata e bollente, come una castagna spellata». Tutto può essere scandito da odori e gusti, anche il carattere. Il cibo diventa grande metafora, immagine visiva di pensieri e sentimenti. La protagonista del racconto «Aurelia la nana», ad esempio, «aveva un carattere chiuso come una scatoletta di tonno. Lavorava silenziosa, sui suoi fogli, aspirandone l'odore di formitrol di cui erano imbevuti, senza lamentarsi mai», ma alla fine, pur di diventare magicamente alta, diventa cattiva e organizza un giro di prostituzione. In realtà tutto e tutti qui sono grottescamente «fuori misura». Lo è anche Miriam, ebrea deportata, che pettina i morti e il custode di un museo di Parma invitato alla danza dal fantasma di Maria Luigia.

Tutto è fuori misura, tranne però la sintassi e l'uso dell'aggettivazione. Lo stile della pagina è sorvegliato fino a farsi scarno, anzi «magro», ma non «minimalista» di maniera. È proprio attraverso l'essenzialità invece che la Cirillo mostra, per constrasto, il superamento dei limiti. Non troviamo ampollosità o rigonfiamenti. La prosa è sottile e agilissima. A tratti folgorante come una radiografia che, pur puntando sulle parti molli, fa vedere le ossa: «scrivere per me vuol dire partire proprio dalle cose che si vedono, attraversarle», ha affermato la Cirillo in un'intervista. La scrittura dunque le serve per svelare quello che è dentro di noi, ma che non traspare. Carver è esplicitamente un modello di riferimento. Persino l'elencazione in chiave ironica e secca è priva di quelle aggettivazioni che, in genere, servono a vivacizzare la pagina, come, ad esempio, accade in Arbasino o al Tondelli di alcune pagine di Rimini, proprio nella descrizione di corpi grassi o grottescamente deformi che rosolano al sole sulla spiaggia romagnola.

Qui non si pratica «l'arte di perdere peso», come recitava il titolo di un romanzo di alcuni anni fa, ma l'arte di misurare ciò che deborda sempre e cioè la vita.

Emilia Bersabea CIRILLO, Fuori misura, Reggio Emilia, Diabasis, 2001, 176, ¤ 12,91.